VII.6.3 Pompeii. Sundial found on 29th January 1762.
See Antichità di Ercolano: Tomo Terzo: Le
Pitture 3, 1762, p. 337-9.
VII.6.3, side wall, Pompeii. June 2012. Looking south along exterior side wall in Vicolo del Farmacista.
From the left, the windows of rooms (j) (g) and (f) can be seen.
To the right of centre, the doorway of VII.6.38 can be seen.
VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (j) bath and (g) kitchen,
These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.
VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (g) kitchen and (f) latrine.
These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.
VII.6.3 Pompeii. September 2005. Outside wall in Vicolo del Farmacista.
VII.6.3 Pompeii. May 2011. Looking south along exterior west wall of house at VII.6.3, in centre on left. Photo courtesy of Michael Binns.
L'ingresso ha dinanzi un piccolo vestibolo b , di fronte al quale
trovavasi la porta principale e a destra un'altra porta più piccola; l'una e
l'altra con soglia di lava.
Le fauces 2, hanno il pavimento di coccio pesto, leggermente in pendìo
verso la strada, e le pareti di opera incerta, oggi disadorne. Alla estremità
sinistra tre scalini mettono nella stanzetta 3, alquanto sollevata sul livello
di tutta la casa.
L'atrio 3’ è toscanico, ha pavimento signino e vari ambienti d'intorno,
ai quali si accede da esso per vani alti e rastremati, dagli stipiti di pietra
di Sarno. Il pavimento è decorato con filari paralleli di tesselle di marmo
bianco, messe ad uguali intervalli, e con una graziosa linea meandrica formante
cornice all'impluvio. Questo pare che fosse stato rivestito di lastre marmoree.
Il primo vano a sinistra della parete orientale,introduce in un piccolo
ambiento quadrato 4, conservante intonaco corroso nel piede delle pareti,
ambiente dal quale si passa in un secondo 5, che si apre sulla via delle Terme
quasi in tutta la sua larghezza (VII.6.4)
Evidentemente era una bottega,con la quale aveva qualche rapporto il
proprietario della casa, come spesso si osserva in Pompei. L'intonaco della
bottega è distrutto.
Segue, alla stanzetta 4, un'altra di forma rettangolare, 6, conservata
solo nella parte bassa delle pareti. L'ingresso ha soglia di lava: il pavimento
è di coccio pesto: l'intonaco, dove si conserva, è corroso.
Di fronte è la stanza rettangolare 7, dall'ingresso, posteriormente
rifatto con tegole spezzate, a soglia di lava, con pavimento a musaico, con
discreti avanzi di decorazione dipinta sulle pareti. Sull'alto di quella
occidentale, qualche foro della travatura. Il mosaico consiste in un disegno
geometrico nero su fondo bianco, nel cui centro assai probabilmente vedevasi
una rappresentanza, che forse al tempo del primo scavo fu tolta e portata
altrove. Della ecorazione parietale vedonsi dei grandi rettangoli a fondo
giallo, scompartiti da fasce, o forse da prospetti architettonici mal
conservati ed uno zoccolo rosso-scuro diviso in riquadrature di linee chiare,
qualcuna delle quali esibisce due delfini verdi guizzanti.
Segue a questa stanza una specie di corridoio 8, a cui si entra
parimente dall'atrio e che mette in una piccola alcova la quale reca nella sua
estremità, a destra, il rincasso per un letto. Il pavimento è alquanto
sollevato nel posto in cui stava il letto eome si osserva in altri cubicoli
pompeiani ; e nella parete sinistra osservasi il solito incavo per introdurvi
una delle estremità del letto stesso. Le pareti recano avanzi di rettangoli
rosso-scuri, e di zoccolo di uguale colore. In alto sembra di vedere anche
tracce di un fregio a fondo bianco. Il pavimento è di coccio pesto.
In 9 e in 10, due specie di alae.
La prima conserva pochi avanzi di uno zoccolo a fondo nero, con
riquadrature formate da lineette chiare, e parimente pochi avanzi di pavimento
a musaico bianco, con larga fascia nera intorno, la quale forma un quadrato,
che non invade il campo “c”, posto riservato per un letto. Pare che la soglia a
musaico, o di marmo, fosse stata tolta da quelli che ci precedettero in questo
scavo. Nella parete meridionale un
piccolo vano introducente in un piccolissimo ambiente rustico 11, pieno di
tesselle di musaico e di materiale per formare un pavimento di signino.
L'ambiente corrispondente, 10, aveva in origine la vera forma dell'ala,
con decorazione dipinta a fondo nero, della quale nessun particolare è più
riconoscibile, e con pavimento a musaico a fondo bianco con fascia nera
d'intorno. In seguito però la stanza subì una grande modificazione per essere
state costruite nella parte più interna di essa due vasche quadrate, “d ed e”,
in muratura, sollevate dal suolo, col fondo formato del pavimento stesso della
stanza. La soglia del largo ingresso è costituita da un musaico a fondo bianco
con fascia nera e due filari di triangoletti, anche essi neri. Gli stipiti,
conservati solo nella parte bassa, sono fatti con pietra di Sarno e recano
riattazioni posteriori. A sinistra della parete meridionale è un largo vano con
soglia di marmo, uno degli ingressi in 14.
Il tablino 12 è in asse con l'atrio e con le fauces. Le sue pareti,
fatte con pietre di Sarno, con scorie e pezzetti di lava, il tutto alla
rinfusa, furono rafforzate posteriormente negli angoli per mezzo di pilastri,
fatti coi soliti pezzi di tegole e pietre tagliate in parallelepipedi. Il suo
pavimento, almeno oggi, è di terriccio, e le pareti sono prive di intonaco;
manca la soglia dal lato dell'atrio. Ai
lati, due ambienti, 13 e 14, nel primo dei quali si entra principalmente
dall'atrio, e nel secondo, come abbiamo già detto, dall'ala 10.
Tra detto ambiente 14 e il tablino, un corridoio 15, il quale si
trasforma poi in una scaletta 16, che scende in alcuni sotterranei.
Una specie di passaggio 17, mette in comunicazione tra loro, e col
Peristilio 18, il tablino, il corridoio, i due ambienti laterali e la stanza
19.
La stanza 13 nulla conserva della sua decorazione parietale, se vi fu;
e solo reca avanzi del suo pavimento a musaico nero, con due fasce bianche
intorno, e che forse ebbe nel centro qualche ornamento. Si apre verso il peristilio
quasi in tutta la sua larghezza, con soglia di lava.
La stanza 14 ha pavimento signino (filari di gruppetti di cinque
tesselle bianche disposte a croce), e le pareti conservano avanzi evanescenti
di decorazione dipinta. A destra della parete occidentale un incavo per la
estremità di un letto, e nell'alto della stessa parete gli avanzi di una
finestra che dava sul vico occidentale.
Il passaggio 17 ha pavimento a musaico, nel quale sono incrostati dei
pezzetti informi di marmo colorati.
La stanza 19 si apre esattamente di fronte all'ingresso meridionale
dell'altra stanza 14, sul passaggio 17. È un grande ambiente conservante tracce
di una grande volta di copertura sull'alto della parete orientale, con le
pareti disadorne, col pavimento di opus segmentatimi, recante nel mezzo un
grande rettangolo costituito da pezzi di marmo variamente tagliati (quadretti,
rettangoli, rombi, esagoni), strettamente uniti fra loro, e alla rinfusa.
Intorno a detto rettangolo rimane lo spazio per tre letti, cosa provante
chiaramente che trattasi di un triclinio, nel quale le vivande arrivavano per
la scaletta 16 dalla sottostante cucina. Che le pareti sieno prive di
decorazione dipinta è cosa che può provare, o che la stanza era in riattazione
(e in parecchi punti della casa si è trovato depositato del materiale di
costruzione), ovvero che le pareti erano decorate con tappezzeria. Anche il
grande triclinio della casa detta degli Amorini dorati, ha le pareti disadorne,
cosa che può fare ammettere la stessa ipotesi anche per questo secondo
triclinio. Il suo ingresso è largo quasi quanto l'ambiente stesso, e aveva
stipiti di legno.
Il peristilio 18 ha il portico soltanto nei lati settentrionale ed
orientale, portico in origine formato da tre colonne a settentrione e da due ad
oriente, ripetendo due volte quella angolare, delle quali però le due del primo
lato a destra, “h e k”, furono trasformate posteriormente in pilastri. Di essi,
quello a sinistra, termina dallo stesso lato, con la colonna con la quale è
fuso, formando quel tipo di pilastro rettangolare con una semicolonna in una
estremità, caratteristico nell'architettura ellenistica ed ellenistico-romana.
Le colonne sono fatte con tegole spezzate, e i pilastri con tegole e con pietre
tagliate in piccoli parallelepipedi. I due pilastri “h e k” sono coevi agli
altri due “l and m”, come questi, avevano stipiti di legno nei lati interni.
Alla colonna angolare “u” corrisponde nella parete vicina una semicolonna “o”, e dall'altra, che segue nello stesso lato
orientale “p” , un pilastro “q” , il quale, essendo molto più alto della
semicolonna “o” . che, completa in altezza, ci dà pure l'altezza delle colonne
del portico incomplete in alto, prova che sul portico, almeno nel lato
orientale, vi era non una terrazza, ma una tettoia, alla cui altezza maggiore
arrivava il pilastro ”q”. Sulla semicolonna è l'avanzo di un pilastro, che
parimente doveva raggiungere l'altezza maggiore del tetto. Le colonne erano di
stile dorico, e rivestite di stucco bianco; recano un alto zoccolo paonazzo.
Tra esse esiste un basso pluteo in muratura.
Lo spazio 20, in fondo al portico orientale, era stato trasformato in
apotheca, che fu trovata piena di materiale da costruzione. Essa comunicava con
la casa attigua XXXVIII per un vano nella parete meridionale, che poi fu
murato. Metteva però principalmente in comunicazione con quella casa un largo
vano (see fig. 2a), parimente murato in un tempo posteriore, esistente nella
parete meridionale del peristilio.
Le pareti del portico conservano avanzi di decorazione dipinta, assai
svanita. La porzione di parete orientale che costituisce il fondo del portico
settentrionale, è dipinta nel secondo stile, in maniera assai opportunamente
scelta, in quanto che, mentre in alto vedesi la solita imitazione delle lastre marmoree
ottenute con la sola pittura, al di sotto di queste è dipinto un grande arco,
solo in parte conservato, il quale dava l'illusione che quell'ala del portico
proseguisse oltre. Di ciò che era dipinto come sfondo dell'arco, nulla si vede
più. La parete occidentale del peristilio è dipinta in bianco.
A sinistra di essa è un vano con soglia di lava (fig. 2 b), il quale
dava luce alla scaletta 16. Nei suoi stipiti esistono quattro incavi
corrispondentisi, probabilmente per incastrarvi due traverse di legno, le quali
impedissero ai disaccorti di cadere nel sotterraneo. A destra apresi un
finestrino a livello del suolo, altro lucernario della scaletta.
L'area del peristilio ha intorno una cunetta (fig. 2 d) in tufo
nocerino, per raccogliere l'acqua del tetto e quella che vi portavano due
grandi tubi di terracotta murati negli angoli nord-ovest e sud-ovest (fìg. 2
e), acqua, che, proveniente dai piani superiori, senza dubbio andava ad
alimentare una cisterna esistente nei
terranei, della quale parleremo.
Nell'area, un po' verso occidente, un sacrarium in muratura (fig. 2 e)
di cui esiste solamente il podio, di forma rettangolare quasi quadrata, e con
uno scalino dinanzi. Sui quattro angoli esistono le tracce di quattro colonnine
in muratura, che sostenevano una copertura, la quale assai probabilmente era
decorata da un frontone in ciascuno dei quattro lati, perchè si trovarono degli
avanzi di due frontoni di tipo e di grandezza diversa, con timpano celeste,
cosa che lascia argomentare che non fossero di due lati opposti, ma di due lati
vicini, formanti angolo. Del resto, che potesse ricorrere un frontone su
ciascun lato, lo prova la così detta tomba di Micipsa a Cirta, e in parte anche
il sacrarium esistente nell'atrio della casa di Epidio Sabino nella stessa
Pompei.
Verso il fondo è la traccia della base che sosteneva qualche statuetta,
forse la principale, mentre altre minori potevano trovar posto su tutto il
podio. Questo è rivestito, nei lati, di grezzo intonaco; ha il piano di coccio
pesto ed ha modinature. Di fronte è l'avanzo di un piccolo altare di tufo in
forma di pilastro a corpo rettangolare, collocate sopra uno zoccolo parimente
di tufo, rivestito di intonaco dipinto in rosso (fig. 2 f). Mentre l'altare
corrisponde nel mezzo dell'ingresso nell'area tra i pilastri “h e k”, l'edicola
è alquanto spostata a destra, formando una di quelle asimmetrie tanto comuni in
Pompei.
Esplorato il terreno vegetale dell'area, non abbiamo rinvenuto alcun
vuoto di radici.
La scaletta 16 ha sedici scalini in muratura di varia altezza, e reca
un alto zoccolo di intonaco in ambo le parti. Superiormente è coperta da vòlta,
e riceve la luce da due lucernari. Quando si è giunti al suo piede, voltando a
destra, si entra da prima in una specie di corridoio a vòlta f (in pianta
questi sotterranei sono indicati con puntini), in fondo al quale era una
latrina, con un finestrino quadrato in alto, che si apre sul vico occidentale,
poco al di sopra del livello stradale. Alle pareti intonaco grezzo. Dalla
estremità del corridoio in parola, presso la scaletta, si passa in un ambiente
più grande, “g”, una cucina, con vòlta a botte, dalle pareti disadorne, con tre
bassi muricciuoli perpendicolari alla parete settentrionale, forse avanzi di un
focolare. Nell'angolo nord-ovest un fusorium (?).
Sulla estremità destra della stessa parete settentrionale è dipinta
sopra intonaco bianco l'ara cilindrica imbandita, alla quale si avvicinano i
due serpenti agatodemoni, simmetricamente disposti da una parte e dall'altra.
Nel campo, pianticelle a foglie verdi. Al di sopra dell'ara era infissa nella
parete una tegola, ora solo in parte esistente, che faceva da vero altare
dinanzi alle figure dipinte (forse del Genio familiare, dei Penati e dei Lari)
delle quali poco o più nulla vedesi.
Nella estremità sinistra della parete orientale è un piccolo vano, che
introduce in uno stretto passaggio “i”, corrispondente di sotto alla scaletta
16. Di fronte al vano è la bocca rettangolare, in muratura, di una cisterna, la
quale forse era alimentata dalle acque che scorrevano nel peristilio. Essa era
chiusa da una tavoletta di legno che era introdotta a culisse tra le pareti
sull'orifizio, nell'incastro che tuttora rimane.
In alto, nelle due pareti laterali, un foro rettangolare per parte,
tutti e due destinati a tener fissa una stanga di legno, alla quale veniva
sospesa la carrucola. In fondo al passaggio “i” un'altra bocca di cisterna “s”
(senza dubbio della stessa cisterna), però circolare e chiusa da un coperchio
di lava.
A sinistra l' ingresso in un altro ambiente “j”. Questo ha forma
rettangolare; è coperto da bassa vòlta, e termina con un'abside nel lato
occidentale, munita di un finestrino in alto, che dà nel vico occidentale,
nella radice del muro orientale di questo, come gli altri finestrini di questi
sotterranei. Nel mezzo dell'abside è una nicchietta semicircolare, nella cui
parete sinistra si apre nell'interno del muro una specie di cunicolo, che non
so dove vada a finire. Un'altra nicchietta, del pari semicircolare, esiste nel
piede della parete meridionale, nell'alto della quale è un foro, comunicante
con la cucina. Nella parete settentrionale un grande rincasso rettangolare.
Tutte queste pareti sono rivestite di intonaco.
Vi si scoprirono le seguenti iscrizioni:
9. Sulla parete occidentale del peristilio, sul i intonaco bianco, in
color nero, ed in lettere alte m. 0,10, e m. 0,12:
10. A sinistra, in color nero evanescente, con lettere alte m. 0,035:
(CIL IV 8999)
In Hunink V., (2011). Glücklich ist dieser Ort (p.195, no.547), the above was read as MARE NEQ(VAM, and seen in the garden area)
11. Sulla colonna p, presso la parete opposta, graffito in piccole
lettere:
12. Sulla parete corrispondente alla colonna, graffito sull' intonaco
bianco in lettere alte m. 0,03:
13. Sul pilastro h, nel lato settentrionale, graffito:
Vi si raccolsero i seguenti oggetti:
In un ambiente al di sopra della scala 16, quattordici anfore di
terracotta, dieci delle quali iscritte nel modo che qui viene indicato:
14. a) Da una parte, sul collo in nero la lettera, alta m. 0,08.
15. Dall'altra, al sommo della pancia, in verde ed in lettere alte m.
0,11:
16. b, c) Sulla seconda e sulla terza anfora al sommo della pancia,
dipinta in rosso col pennello ed alta m. 0,13:
17. d) In lettere nere alte m. 0,02:
18.e) In lettere nere alte m. 0,015
19. f) In lettere nere, alte m. 0,03 :
20. g) In lettere alte m. 0,007 :
21. h) Da un lato in lettere rosse a pennello, alte m. 0,06 :
22. Dall'altro in lettere nere alte m. 0,020:
23. i) Tracce di una epigrafe near in lettere crassae :
24. l) Parimente in lettere crassae, nere:
Nel triclinio (v. fig. 1, n. 19). — Due grandi fibule in bronzo, ad
arco, larghe m. 0,107 e m. 0/)77 (722; 10 maggio 1910).
Scure di ferro, lunga m. 0,18 (733). Bottiglia di vetro a corpo sferico
e lungo collo, alta m. 0,17 (726 ; 12 maggio 1910).
Cerniera di porta, in bronzo, lunga m. 0,27 (727). Vaso di terracotta
per versare, rustico, alto m. 0,185 (728; 14 maggio 1910).
Ornamento di bronzo (729), che probabilmente decorava una estremità di
letto, consistente in una larga e breve fascia, vuota da un lato per l'incastro
della parte lignea del letto, decorata nella estremità sinistra con un
dischetto sovrapposto, e ripiegata in alto, nella estremità destra, dove si
eleva assottigliandosi e leggermente ripiegandosi a destra. Allo stesso letto
apparteneva pure una piccola oca, parimente di bronzo, ed una statuetta di
bronzo (rinvenuta lo stesso giorno 14 maggio), lunga m. 0,18, rappresentante un
guerriero vestito di corazza e nell'atto di dormire, sdraiato dolcemente a
sinistra sopra un rialzo, su cui è distesa una pelle di animale, e quasi
poggiante il capo sull'elmo. La superficie è molto corrosa e non ne lascia
scorgere bene i particolari. Alcuni fori verticali nella sporgenza della parte
inferiore del rialzo, provano che essa era fissata sopra un piano orizzontale,
che potè essere appunto la spalliera del letto (730).
Fine di Notizie degli Scavi, 1910.
In 2007 re-excavation and re-examination of the house was begun by a
partnership.
This archaeological project involves the Complutense University of
Madrid, the Royal Academy of Fine Arts of San Fernando and the Spanish School
of Archaeology of Rome.
En dicho
proyecto arqueológico participan la Universidad Complutense de Madrid, La Real
Academia de Bellas Artes de San Fernando y la Escuela Española de Arqueología
de Roma.
The details of the excavations, an interactive model of the house and
an interactive panorama can be seen on their project web site.
Los detalles de las excavaciones, un modelo interactivo de la casa y un
panorama interactivo se pueden ver en su sitio web de proyecto.
http://www.dianaarcaizante.com/.
The Casa della Diana
Arcaizzante is one of the six houses constituting insula VII, 6 (3.200 m2). In
2007 work on the study of domus VII 6,3 began. The house had been excavated for
the first time between 1760-1761 by the military engineer Karl Weber, on the
orders of Roque J. Alcubierre. The discovery in the viridarium of a marble
statue of Diana in an archaic style (MNN nº 6008) gave the name to this domus.
Following the 18th
century excavations the area was partially back filled and re-excavated in 1909
by Giuseppe Spano. In 1943, as a consequence of the bombing on Pompeii, it
suffered substantial damage. For this reason, and despite the fact that it
stands in the centre of the town, behind the forum, it has remained invisible both
to visitors and researchers, buried below the collapse of the insula
structures. All of these events have created a problematic situation which has
been worked on since 2007.
The work undertaken in
the house is as follows:
1. Cleaning and excavation of the floor levels (79 A.D.).
2. Virtual reconstruction of the house using 3D scanning.
3. Documentation and study of the objects found in the house, both during the
18th-20th century and contemporary excavations.
4. Documentation and study of the construction sequence.
5. Excavation of trenches in order to propose a chronological sequence which
can explain the characteristics of the urban development in this area.
The excavations so far
have documented the house’s water supply system and floor levels, observing the
existence of several decorative floors (mosaic, signina pavimenta, sectilia pavimenta) and of an impluvium in the Tuscan atrium. The
residential complex is a centuries-old structure gradually transformed from its
creation until 79 A.D. The most substantial restructuring occurred during the
transition between the 1st century B.C. and 1st century A.D., when the original
house was divided into two parts (VII, 6, 3 – VII, 6, 38). At the same time the
house was enlarged by the construction of a large cellar housing the kitchen
and a latrine. This period also saw the restoration of the ornamental scheme in
the house and of the viridarium where the Diana was found.
Numerous fragments of
architectural terracottas from the roof and stucco from the ceilings and walls
were found: painted dentil cornices, eaves cymas, terracotta drips in the form
of theatrical masks or silenoi, facing plaques with palmette decoration and a
fragment from an acroterion disc similar to those found in the area of the Doric
temple in the Triangular Forum. Many fragments of painted and relief stucco
were recovered which has made it possible to reconstruct the decorative motifs
in several of the rooms in the domus.
The study of the Casa
della Diana Arcaizzante is part of a research project regarding the
archaeological activities of the Bourbon kings Charles III and Ferdinand IV in the
Vesuvian area in the 1700s.
Former excavation campaigns proved that the archaeological situation
underneath the actually excavated areas of the “Casa della Diana Arcaizzante”
is highly complex, with the presence of either
underground structures belonging to the proper house’s infrastructure and/or
structures most likely associated to earlier constructions. Out of the former
are striking for their importance components of the hydraulic system, such as
water pipes at different levels and underground storage tanks. Extended
knowledge on the latter (wall orientations, unearthed floors, stairs or
basements etc.), would allow much deeper insight on different phases and
sequences of construction in the area under investigation. Another problem was
to resolve whether deterioration of excavated structures, especially walls, is
ongoing or whether consolidation measures carried out by now can be considered
to be successful.
The work carried out aiming to contribute resolving the above-mentioned
situation was the following:
1. Geophysical prospection making use of ground penetrating radar
(GPR)in selected floor areas of the house.
2. Three-dimensional documentation using laser scanning (3DLS) of the
small yard and surrounding wall structures where the statue of Diana
Arcaizzante was found.
3. Restoration of the mortar used to consolidate the altar piece in the
yard (viridarium).
4. Study and cataloguing of materials found in former excavations of the
house.
GPR data achieved during the 2011/2012 campaign suggested the presence
of several pipe systems and deposits associated with the water supply of the
domus, as well as additional hydraulic structures related to the discharge of wastewater.
The neuralgic centre of the water supply system is the previously discovered
impluvium in the Tuscan atrium. In another zone, structures possibly belonging
to earlier constructions could be also identified. This data is the base for
targeting future archaeological interventions.
3DLS provided a high resolution fully coloured three-dimensional model
of the viridarium of the house, partly excavated in the 2010 campaign and
therefore not included in the scanner data taken in 2007. Comparison of the
actual and former 3DLS data revealed that neither the patios walls nor others,
in particular those delimiting rooms number 14 and 19 to the adjacent street
(western side of the house), suffered significant deformation within the
mentioned timespan.
All this data and plus the extensive documentary evidence collected in
previous excavations kept in Pompeii’s storage magazines was adapted for
presentation to the general and specialized public through the project’s
website at: http://www.dianaarcaizante.com/
See VII.6.3 on
FastiOnline VII.6.3
FastiOnline