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VII.6.3 Pompeii. Casa della Diana III, Casa della Diana Arcaizzante

or House of M. Spurius Saturninus and D. Volcius Modestus.

 

Part 3      Part 1      Part 2      Plan

 

VII.6.3 Pompeii. Sundial found on 29th January 1762.
See Antichità di Ercolano: Tomo Terzo: Le Pitture 3, 1762, p. 337-9.

VII.6.3 Pompeii. Sundial found on 29th January 1762.

See Antichità di Ercolano: Tomo Terzo: Le Pitture 3, 1762, p. 337-9.

 

VII.6.3, side wall, Pompeii. June 2012. Looking south along exterior side wall in Vicolo della Farmacista. To the right of centre, the doorway of VII.6.38 can be seen.

VII.6.3, side wall, Pompeii. June 2012. Looking south along exterior side wall in Vicolo del Farmacista.

From the left, the windows of rooms (j) (g) and (f) can be seen.

To the right of centre, the doorway of VII.6.38 can be seen.

 

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (j) bath and (g) kitchen, These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (j) bath and (g) kitchen,

These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.

 

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (g) kitchen and (f) latrine. These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Windows of underground rooms (g) kitchen and (f) latrine.

These are at pavement level in the outside wall on Vicolo del Farmacista.

 

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Outside wall in Vicolo del Farmacista.

VII.6.3 Pompeii. September 2005. Outside wall in Vicolo del Farmacista.

 

VII.6.3 Pompeii. May 2011. Looking south along exterior west wall of house at VII.6.3, in centre on left. Photo courtesy of Michael Binns.

VII.6.3 Pompeii. May 2011. Looking south along exterior west wall of house at VII.6.3, in centre on left. Photo courtesy of Michael Binns.

 

Notizie degli Scavi, 1910, pp. 439-453.

 

L'ingresso ha dinanzi un piccolo vestibolo b , di fronte al quale trovavasi la porta principale e a destra un'altra porta più piccola; l'una e l'altra con soglia di lava.

 

Le fauces 2, hanno il pavimento di coccio pesto, leggermente in pendìo verso la strada, e le pareti di opera incerta, oggi disadorne. Alla estremità sinistra tre scalini mettono nella stanzetta 3, alquanto sollevata sul livello di tutta la casa.

 

L'atrio 3’ è toscanico, ha pavimento signino e vari ambienti d'intorno, ai quali si accede da esso per vani alti e rastremati, dagli stipiti di pietra di Sarno. Il pavimento è decorato con filari paralleli di tesselle di marmo bianco, messe ad uguali intervalli, e con una graziosa linea meandrica formante cornice all'impluvio. Questo pare che fosse stato rivestito di lastre marmoree.

 

Il primo vano a sinistra della parete orientale,introduce in un piccolo ambiento quadrato 4, conservante intonaco corroso nel piede delle pareti, ambiente dal quale si passa in un secondo 5, che si apre sulla via delle Terme quasi in tutta la sua larghezza (VII.6.4)

 

Evidentemente era una bottega,con la quale aveva qualche rapporto il proprietario della casa, come spesso si osserva in Pompei. L'intonaco della bottega è distrutto.

 

Segue, alla stanzetta 4, un'altra di forma rettangolare, 6, conservata solo nella parte bassa delle pareti. L'ingresso ha soglia di lava: il pavimento è di coccio pesto: l'intonaco, dove si conserva, è corroso.

 

Di fronte è la stanza rettangolare 7, dall'ingresso, posteriormente rifatto con tegole spezzate, a soglia di lava, con pavimento a musaico, con discreti avanzi di decorazione dipinta sulle pareti. Sull'alto di quella occidentale, qualche foro della travatura. Il mosaico consiste in un disegno geometrico nero su fondo bianco, nel cui centro assai probabilmente vedevasi una rappresentanza, che forse al tempo del primo scavo fu tolta e portata altrove. Della ecorazione parietale vedonsi dei grandi rettangoli a fondo giallo, scompartiti da fasce, o forse da prospetti architettonici mal conservati ed uno zoccolo rosso-scuro diviso in riquadrature di linee chiare, qualcuna delle quali esibisce due delfini verdi guizzanti.

 

Segue a questa stanza una specie di corridoio 8, a cui si entra parimente dall'atrio e che mette in una piccola alcova la quale reca nella sua estremità, a destra, il rincasso per un letto. Il pavimento è alquanto sollevato nel posto in cui stava il letto eome si osserva in altri cubicoli pompeiani ; e nella parete sinistra osservasi il solito incavo per introdurvi una delle estremità del letto stesso. Le pareti recano avanzi di rettangoli rosso-scuri, e di zoccolo di uguale colore. In alto sembra di vedere anche tracce di un fregio a fondo bianco. Il pavimento è di coccio pesto.

 

In 9 e in 10, due specie di alae.

 

La prima conserva pochi avanzi di uno zoccolo a fondo nero, con riquadrature formate da lineette chiare, e parimente pochi avanzi di pavimento a musaico bianco, con larga fascia nera intorno, la quale forma un quadrato, che non invade il campo “c”, posto riservato per un letto. Pare che la soglia a musaico, o di marmo, fosse stata tolta da quelli che ci precedettero in questo scavo.  Nella parete meridionale un piccolo vano introducente in un piccolissimo ambiente rustico 11, pieno di tesselle di musaico e di materiale per formare un pavimento di signino.

 

L'ambiente corrispondente, 10, aveva in origine la vera forma dell'ala, con decorazione dipinta a fondo nero, della quale nessun particolare è più riconoscibile, e con pavimento a musaico a fondo bianco con fascia nera d'intorno. In seguito però la stanza subì una grande modificazione per essere state costruite nella parte più interna di essa due vasche quadrate, “d ed e”, in muratura, sollevate dal suolo, col fondo formato del pavimento stesso della stanza. La soglia del largo ingresso è costituita da un musaico a fondo bianco con fascia nera e due filari di triangoletti, anche essi neri. Gli stipiti, conservati solo nella parte bassa, sono fatti con pietra di Sarno e recano riattazioni posteriori. A sinistra della parete meridionale è un largo vano con soglia di marmo, uno degli ingressi in 14.

 

Il tablino 12 è in asse con l'atrio e con le fauces. Le sue pareti, fatte con pietre di Sarno, con scorie e pezzetti di lava, il tutto alla rinfusa, furono rafforzate posteriormente negli angoli per mezzo di pilastri, fatti coi soliti pezzi di tegole e pietre tagliate in parallelepipedi. Il suo pavimento, almeno oggi, è di terriccio, e le pareti sono prive di intonaco; manca la soglia dal lato  dell'atrio. Ai lati, due ambienti, 13 e 14, nel primo dei quali si entra principalmente dall'atrio, e nel secondo, come abbiamo già detto, dall'ala 10.

 

Tra detto ambiente 14 e il tablino, un corridoio 15, il quale si trasforma poi in una scaletta 16, che scende in alcuni sotterranei.

 

Una specie di passaggio 17, mette in comunicazione tra loro, e col Peristilio 18, il tablino, il corridoio, i due ambienti laterali e la stanza 19.

 

La stanza 13 nulla conserva della sua decorazione parietale, se vi fu; e solo reca avanzi del suo pavimento a musaico nero, con due fasce bianche intorno, e che forse ebbe nel centro qualche ornamento. Si apre verso il peristilio quasi in tutta la sua larghezza, con soglia di lava.

 

La stanza 14 ha pavimento signino (filari di gruppetti di cinque tesselle bianche disposte a croce), e le pareti conservano avanzi evanescenti di decorazione dipinta. A destra della parete occidentale un incavo per la estremità di un letto, e nell'alto della stessa parete gli avanzi di una finestra che dava sul vico occidentale.

 

Il passaggio 17 ha pavimento a musaico, nel quale sono incrostati dei pezzetti informi di marmo colorati.

 

La stanza 19 si apre esattamente di fronte all'ingresso meridionale dell'altra stanza 14, sul passaggio 17. È un grande ambiente conservante tracce di una grande volta di copertura sull'alto della parete orientale, con le pareti disadorne, col pavimento di opus segmentatimi, recante nel mezzo un grande rettangolo costituito da pezzi di marmo variamente tagliati (quadretti, rettangoli, rombi, esagoni), strettamente uniti fra loro, e alla rinfusa. Intorno a detto rettangolo rimane lo spazio per tre letti, cosa provante chiaramente che trattasi di un triclinio, nel quale le vivande arrivavano per la scaletta 16 dalla sottostante cucina. Che le pareti sieno prive di decorazione dipinta è cosa che può provare, o che la stanza era in riattazione (e in parecchi punti della casa si è trovato depositato del materiale di costruzione), ovvero che le pareti erano decorate con tappezzeria. Anche il grande triclinio della casa detta degli Amorini dorati, ha le pareti disadorne, cosa che può fare ammettere la stessa ipotesi anche per questo secondo triclinio. Il suo ingresso è largo quasi quanto l'ambiente stesso, e aveva stipiti di legno.

 

Il peristilio 18 ha il portico soltanto nei lati settentrionale ed orientale, portico in origine formato da tre colonne a settentrione e da due ad oriente, ripetendo due volte quella angolare, delle quali però le due del primo lato a destra, “h e k”, furono trasformate posteriormente in pilastri. Di essi, quello a sinistra, termina dallo stesso lato, con la colonna con la quale è fuso, formando quel tipo di pilastro rettangolare con una semicolonna in una estremità, caratteristico nell'architettura ellenistica ed ellenistico-romana. Le colonne sono fatte con tegole spezzate, e i pilastri con tegole e con pietre tagliate in piccoli parallelepipedi. I due pilastri “h e k” sono coevi agli altri due “l and m”, come questi, avevano stipiti di legno nei lati interni. Alla colonna angolare “u” corrisponde nella parete vicina una semicolonna “o”,  e dall'altra, che segue nello stesso lato orientale “p” , un pilastro “q” , il quale, essendo molto più alto della semicolonna “o” . che, completa in altezza, ci dà pure l'altezza delle colonne del portico incomplete in alto, prova che sul portico, almeno nel lato orientale, vi era non una terrazza, ma una tettoia, alla cui altezza maggiore arrivava il pilastro ”q”. Sulla semicolonna è l'avanzo di un pilastro, che parimente doveva raggiungere l'altezza maggiore del tetto. Le colonne erano di stile dorico, e rivestite di stucco bianco; recano un alto zoccolo paonazzo. Tra esse esiste un basso pluteo in muratura.

 

Lo spazio 20, in fondo al portico orientale, era stato trasformato in apotheca, che fu trovata piena di materiale da costruzione. Essa comunicava con la casa attigua XXXVIII per un vano nella parete meridionale, che poi fu murato. Metteva però principalmente in comunicazione con quella casa un largo vano (see fig. 2a), parimente murato in un tempo posteriore, esistente nella parete meridionale del peristilio.

 

Le pareti del portico conservano avanzi di decorazione dipinta, assai svanita. La porzione di parete orientale che costituisce il fondo del portico settentrionale, è dipinta nel secondo stile, in maniera assai opportunamente scelta, in quanto che, mentre in alto vedesi la solita imitazione delle lastre marmoree ottenute con la sola pittura, al di sotto di queste è dipinto un grande arco, solo in parte conservato, il quale dava l'illusione che quell'ala del portico proseguisse oltre. Di ciò che era dipinto come sfondo dell'arco, nulla si vede più. La parete occidentale del peristilio è dipinta in bianco.

 

A sinistra di essa è un vano con soglia di lava (fig. 2 b), il quale dava luce alla scaletta 16. Nei suoi stipiti esistono quattro incavi corrispondentisi, probabilmente per incastrarvi due traverse di legno, le quali impedissero ai disaccorti di cadere nel sotterraneo. A destra apresi un finestrino a livello del suolo, altro lucernario della scaletta.

 

L'area del peristilio ha intorno una cunetta (fig. 2 d) in tufo nocerino, per raccogliere l'acqua del tetto e quella che vi portavano due grandi tubi di terracotta murati negli angoli nord-ovest e sud-ovest (fìg. 2 e), acqua, che, proveniente dai piani superiori, senza dubbio andava ad alimentare una cisterna esistente nei  terranei, della quale parleremo.

 

Nell'area, un po' verso occidente, un sacrarium in muratura (fig. 2 e) di cui esiste solamente il podio, di forma rettangolare quasi quadrata, e con uno scalino dinanzi. Sui quattro angoli esistono le tracce di quattro colonnine in muratura, che sostenevano una copertura, la quale assai probabilmente era decorata da un frontone in ciascuno dei quattro lati, perchè si trovarono degli avanzi di due frontoni di tipo e di grandezza diversa, con timpano celeste, cosa che lascia argomentare che non fossero di due lati opposti, ma di due lati vicini, formanti angolo. Del resto, che potesse ricorrere un frontone su ciascun lato, lo prova la così detta tomba di Micipsa a Cirta, e in parte anche il sacrarium esistente nell'atrio della casa di Epidio Sabino nella stessa Pompei.

 

Verso il fondo è la traccia della base che sosteneva qualche statuetta, forse la principale, mentre altre minori potevano trovar posto su tutto il podio. Questo è rivestito, nei lati, di grezzo intonaco; ha il piano di coccio pesto ed ha modinature. Di fronte è l'avanzo di un piccolo altare di tufo in forma di pilastro a corpo rettangolare, collocate sopra uno zoccolo parimente di tufo, rivestito di intonaco dipinto in rosso (fig. 2 f). Mentre l'altare corrisponde nel mezzo dell'ingresso nell'area tra i pilastri “h e k”, l'edicola è alquanto spostata a destra, formando una di quelle asimmetrie tanto comuni in Pompei.

 

Esplorato il terreno vegetale dell'area, non abbiamo rinvenuto alcun vuoto di radici.

 

La scaletta 16 ha sedici scalini in muratura di varia altezza, e reca un alto zoccolo di intonaco in ambo le parti. Superiormente è coperta da vòlta, e riceve la luce da due lucernari. Quando si è giunti al suo piede, voltando a destra, si entra da prima in una specie di corridoio a vòlta f (in pianta questi sotterranei sono indicati con puntini), in fondo al quale era una latrina, con un finestrino quadrato in alto, che si apre sul vico occidentale, poco al di sopra del livello stradale. Alle pareti intonaco grezzo. Dalla estremità del corridoio in parola, presso la scaletta, si passa in un ambiente più grande, “g”, una cucina, con vòlta a botte, dalle pareti disadorne, con tre bassi muricciuoli perpendicolari alla parete settentrionale, forse avanzi di un focolare. Nell'angolo nord-ovest un fusorium (?).

 

Sulla estremità destra della stessa parete settentrionale è dipinta sopra intonaco bianco l'ara cilindrica imbandita, alla quale si avvicinano i due serpenti agatodemoni, simmetricamente disposti da una parte e dall'altra. Nel campo, pianticelle a foglie verdi. Al di sopra dell'ara era infissa nella parete una tegola, ora solo in parte esistente, che faceva da vero altare dinanzi alle figure dipinte (forse del Genio familiare, dei Penati e dei Lari) delle quali poco o più nulla vedesi.

 

Nella estremità sinistra della parete orientale è un piccolo vano, che introduce in uno stretto passaggio “i”, corrispondente di sotto alla scaletta 16. Di fronte al vano è la bocca rettangolare, in muratura, di una cisterna, la quale forse era alimentata dalle acque che scorrevano nel peristilio. Essa era chiusa da una tavoletta di legno che era introdotta a culisse tra le pareti sull'orifizio, nell'incastro che tuttora rimane.

 

In alto, nelle due pareti laterali, un foro rettangolare per parte, tutti e due destinati a tener fissa una stanga di legno, alla quale veniva sospesa la carrucola. In fondo al passaggio “i” un'altra bocca di cisterna “s” (senza dubbio della stessa cisterna), però circolare e chiusa da un coperchio di lava.

 

A sinistra l' ingresso in un altro ambiente “j”. Questo ha forma rettangolare; è coperto da bassa vòlta, e termina con un'abside nel lato occidentale, munita di un finestrino in alto, che dà nel vico occidentale, nella radice del muro orientale di questo, come gli altri finestrini di questi sotterranei. Nel mezzo dell'abside è una nicchietta semicircolare, nella cui parete sinistra si apre nell'interno del muro una specie di cunicolo, che non so dove vada a finire. Un'altra nicchietta, del pari semicircolare, esiste nel piede della parete meridionale, nell'alto della quale è un foro, comunicante con la cucina. Nella parete settentrionale un grande rincasso rettangolare. Tutte queste pareti sono rivestite di intonaco.

 

Vi si scoprirono le seguenti iscrizioni:

 

9. Sulla parete occidentale del peristilio, sul i intonaco bianco, in color nero, ed in lettere alte m. 0,10, e m. 0,12:

9. Sulla parete occidentale del peristilio, sul i intonaco bianco, in color nero, ed in lettere alte m. 0,10, e m. 0,12:

 

10. A sinistra, in color nero evanescente, con lettere alte m. 0,035: (CIL IV 8999)

10. A sinistra, in color nero evanescente, con lettere alte m. 0,035: (CIL IV 8999)
In Hunink V., (2011). Glücklich ist dieser Ort (p.195, no.547), the above was read as MARE NEQ(VAM, and seen in the garden area)

In Hunink V., (2011). Glücklich ist dieser Ort (p.195, no.547), the above was read as MARE NEQ(VAM, and seen in the garden area)

 

11. Sulla colonna p, presso la parete opposta, graffito in piccole lettere:

11. Sulla colonna p, presso la parete opposta, graffito in piccole lettere:

 

12. Sulla parete corrispondente alla colonna, graffito sull' intonaco bianco in lettere alte m. 0,03:

12. Sulla parete corrispondente alla colonna, graffito sull' intonaco bianco in lettere alte m. 0,03:

13. Sul pilastro h, nel lato settentrionale, graffito:

13. Sul pilastro h, nel lato settentrionale, graffito:

 

Vi si raccolsero i seguenti oggetti:

In un ambiente al di sopra della scala 16, quattordici anfore di terracotta, dieci delle quali iscritte nel modo che qui viene indicato:

 

14. a) Da una parte, sul collo in nero la lettera, alta m. 0,08. 

14. a) Da una parte, sul collo in nero la lettera, alta m. 0,08.

                                           

15. Dall'altra, al sommo della pancia, in verde ed in lettere alte m. 0,11:

 15. Dall'altra, al sommo della pancia, in verde ed in lettere alte m. 0,11:

 

16. b, c) Sulla seconda e sulla terza anfora al sommo della pancia, dipinta in rosso col pennello ed alta m. 0,13:

16. b, c) Sulla seconda e sulla terza anfora al sommo della pancia, dipinta in rosso col pennello ed alta m. 0,13:

 

17. d) In lettere nere alte m. 0,02:

17. d) In lettere nere alte m. 0,02:

 

18.e) In lettere nere alte m. 0,015 

18.e) In lettere nere alte m. 0,015

 

19. f) In lettere nere, alte m. 0,03 :

19. f) In lettere nere, alte m. 0,03 :

 

20. g) In lettere alte m. 0,007 :

20. g) In lettere alte m. 0,007 :

 

21. h) Da un lato in lettere rosse a pennello, alte m. 0,06 :

21. h) Da un lato in lettere rosse a pennello, alte m. 0,06 :

 

22. Dall'altro in lettere nere alte m. 0,020:

22. Dall'altro in lettere nere alte m. 0,020:

 

23. i) Tracce di una epigrafe near in lettere crassae :

23. i) Tracce di una epigrafe near in lettere crassae :

 

24. l) Parimente in lettere crassae, nere:

24. l) Parimente in lettere crassae, nere:

 

Nel triclinio (v. fig. 1, n. 19). — Due grandi fibule in bronzo, ad arco, larghe m. 0,107 e m. 0/)77 (722; 10 maggio 1910).

Scure di ferro, lunga m. 0,18 (733). Bottiglia di vetro a corpo sferico e lungo collo, alta m. 0,17 (726 ; 12 maggio 1910).

Cerniera di porta, in bronzo, lunga m. 0,27 (727). Vaso di terracotta per versare, rustico, alto m. 0,185 (728; 14 maggio 1910).

Ornamento di bronzo (729), che probabilmente decorava una estremità di letto, consistente in una larga e breve fascia, vuota da un lato per l'incastro della parte lignea del letto, decorata nella estremità sinistra con un dischetto sovrapposto, e ripiegata in alto, nella estremità destra, dove si eleva assottigliandosi e leggermente ripiegandosi a destra. Allo stesso letto apparteneva pure una piccola oca, parimente di bronzo, ed una statuetta di bronzo (rinvenuta lo stesso giorno 14 maggio), lunga m. 0,18, rappresentante un guerriero vestito di corazza e nell'atto di dormire, sdraiato dolcemente a sinistra sopra un rialzo, su cui è distesa una pelle di animale, e quasi poggiante il capo sull'elmo. La superficie è molto corrosa e non ne lascia scorgere bene i particolari. Alcuni fori verticali nella sporgenza della parte inferiore del rialzo, provano che essa era fissata sopra un piano orizzontale, che potè essere appunto la spalliera del letto (730).

 

Fine di Notizie degli Scavi, 1910.

 

New excavations

 

In 2007 re-excavation and re-examination of the house was begun by a partnership.

This archaeological project involves the Complutense University of Madrid, the Royal Academy of Fine Arts of San Fernando and the Spanish School of Archaeology of Rome.

En dicho proyecto arqueológico participan la Universidad Complutense de Madrid, La Real Academia de Bellas Artes de San Fernando y la Escuela Española de Arqueología de Roma.

 

The details of the excavations, an interactive model of the house and an interactive panorama can be seen on their project web site.

Los detalles de las excavaciones, un modelo interactivo de la casa y un panorama interactivo se pueden ver en su sitio web de proyecto.

http://www.dianaarcaizante.com/.

 

FastiOnline: 2009 Report Summary; VII, 6, 3. Casa della Diana Arcaizzante, José María Luzón

 

The Casa della Diana Arcaizzante is one of the six houses constituting insula VII, 6 (3.200 m2). In 2007 work on the study of domus VII 6,3 began. The house had been excavated for the first time between 1760-1761 by the military engineer Karl Weber, on the orders of Roque J. Alcubierre. The discovery in the viridarium of a marble statue of Diana in an archaic style (MNN nº 6008) gave the name to this domus.

Following the 18th century excavations the area was partially back filled and re-excavated in 1909 by Giuseppe Spano. In 1943, as a consequence of the bombing on Pompeii, it suffered substantial damage. For this reason, and despite the fact that it stands in the centre of the town, behind the forum, it has remained invisible both to visitors and researchers, buried below the collapse of the insula structures. All of these events have created a problematic situation which has been worked on since 2007.

 

The work undertaken in the house is as follows:
1. Cleaning and excavation of the floor levels (79 A.D.).
2. Virtual reconstruction of the house using 3D scanning.
3. Documentation and study of the objects found in the house, both during the 18th-20th century and contemporary excavations.
4. Documentation and study of the construction sequence.
5. Excavation of trenches in order to propose a chronological sequence which can explain the characteristics of the urban development in this area.

 

The excavations so far have documented the house’s water supply system and floor levels, observing the existence of several decorative floors (mosaic, signina pavimenta, sectilia pavimenta) and of an impluvium in the Tuscan atrium. The residential complex is a centuries-old structure gradually transformed from its creation until 79 A.D. The most substantial restructuring occurred during the transition between the 1st century B.C. and 1st century A.D., when the original house was divided into two parts (VII, 6, 3 – VII, 6, 38). At the same time the house was enlarged by the construction of a large cellar housing the kitchen and a latrine. This period also saw the restoration of the ornamental scheme in the house and of the viridarium where the Diana was found.

Numerous fragments of architectural terracottas from the roof and stucco from the ceilings and walls were found: painted dentil cornices, eaves cymas, terracotta drips in the form of theatrical masks or silenoi, facing plaques with palmette decoration and a fragment from an acroterion disc similar to those found in the area of the Doric temple in the Triangular Forum. Many fragments of painted and relief stucco were recovered which has made it possible to reconstruct the decorative motifs in several of the rooms in the domus.

 

The study of the Casa della Diana Arcaizzante is part of a research project regarding the archaeological activities of the Bourbon kings Charles III and Ferdinand IV in the Vesuvian area in the 1700s.

 

       

FastiOnline: 2012 report summary; VII, 6, 3. Casa della Diana Arcaizzante, José María Luzón

 

Former excavation campaigns proved that the archaeological situation underneath the actually excavated areas of the “Casa della Diana Arcaizzante” is highly complex, with the presence of either underground structures belonging to the proper house’s infrastructure and/or structures most likely associated to earlier constructions. Out of the former are striking for their importance components of the hydraulic system, such as water pipes at different levels and underground storage tanks. Extended knowledge on the latter (wall orientations, unearthed floors, stairs or basements etc.), would allow much deeper insight on different phases and sequences of construction in the area under investigation. Another problem was to resolve whether deterioration of excavated structures, especially walls, is ongoing or whether consolidation measures carried out by now can be considered to be successful.

 

The work carried out aiming to contribute resolving the above-mentioned situation was the following:

 

1. Geophysical prospection making use of ground penetrating radar (GPR)in selected floor areas of the house.

2. Three-dimensional documentation using laser scanning (3DLS) of the small yard and surrounding wall structures where the statue of Diana Arcaizzante was found.

3. Restoration of the mortar used to consolidate the altar piece in the yard (viridarium).

4. Study and cataloguing of materials found in former excavations of the house.

 

GPR data achieved during the 2011/2012 campaign suggested the presence of several pipe systems and deposits associated with the water supply of the domus, as well as additional hydraulic structures related to the discharge of wastewater. The neuralgic centre of the water supply system is the previously discovered impluvium in the Tuscan atrium. In another zone, structures possibly belonging to earlier constructions could be also identified. This data is the base for targeting future archaeological interventions.

 

3DLS provided a high resolution fully coloured three-dimensional model of the viridarium of the house, partly excavated in the 2010 campaign and therefore not included in the scanner data taken in 2007. Comparison of the actual and former 3DLS data revealed that neither the patios walls nor others, in particular those delimiting rooms number 14 and 19 to the adjacent street (western side of the house), suffered significant deformation within the mentioned timespan.

 

All this data and plus the extensive documentary evidence collected in previous excavations kept in Pompeii’s storage magazines was adapted for presentation to the general and specialized public through the project’s website at: http://www.dianaarcaizante.com/

 

See VII.6.3 on FastiOnline   VII.6.3 FastiOnline

 

 

Part 1      Part 2      Plan

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento - Last updated: 12-Mar-2021 20:28